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Non fu diffamazione ma ironia: il caso Bersani-Vannacci si chiude con l’assoluzione

La decisione del tribunale di Ravenna perché il fatto non sussiste. L’esponente del Pd è stato assistito dall’avvocato isernino Danilo Leva

 

RAVENNA. Non fu diffamazione ma ironia. Questo in estrema sintesi quanto stabilito dal Tribunale di Ravenna, che ha assolto Pier Luigi Bersani – assistito dall’avvocato isernino Danilo Leva – dall’accusa di avere diffamato il generale Roberto Vannacci, in seguito eletto europarlamentare con la Lega, con l’epiteto ‘coglione’, proferito durante una intervista dal palco della Festa dell’Unità di Ravenna l’1 settembre 2023. L’assoluzione, riporta ‘Il Resto del Carlino’, “perché il fatto non sussiste”.

Dopo la querela di Vannacci, il 27 febbraio la Procura aveva chiesto per Bersani un decreto penale di condanna per 450 euro di multa per diffamazione aggravata dal mezzo (oltre che davanti a centinaia di persone, l’intervista era stata trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube del Pd), in quanto poteva “dirsi provata la penale responsabilità sulla base delle documentazioni audio-video” acquisite dalla Digos ravennate.

Il gip Corrado Schiaretti, dopo una disamina giuridico-grammaticale, ha invece concluso che la richiesta del pm non può “essere accolta per insussistenza giuridica e prima ancora linguistica”.

In particolare Bersani, in relazione al bestseller di Vannacci ‘Il mondo al contrario’, aveva ambientato il suo ragionamento in un ipotetico ‘bar Italia’ e, intervistato da una giornalista, aveva posto questa domanda: “Ma se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile anche dare del coglione a un generale?”. Nello specifico secondo il giudice, le parole di Bersani “non possono essere qualificate come metaforiche”, ma è accaduto piuttosto che “il querelante abbia confuso la figura della metafora con quella della allegoria”.

Fonte: https://www.isnews.it/