Archiviato il procedimento a carico di Speranza per diffamazione ai danni di Salvini
Il ministro dell’Interno querelò il deputato perché durante una puntata di “Di Martedì” aveva affermato che Salvini fosse uno tra i più assenti in assoluto al Parlamento Europeo
Il GIP presso il Tribunale di Milano ha depositato oggi l’ordinanza di archiviazione del procedimento penale a carico di Roberto Speranza per il reato di diffamazione ai danni di Matteo Salvini.
L’episodio incriminato risale ad una puntata del 13 gennaio 2015 della trasmissione “Di Martedì” andata in onda su La7, nel corso della quale furono ospiti sia Matteo Salvini che Roberto Speranza.
Proprio quest’ultimo ebbe ad affermare che Matteo Salvini fosse tra i più assenti in assoluto al Parlamento Europeo. Da qui la querela sporta da Matteo Salvini che ha dato il via al procedimento penale in questione.
La procura di Milano, è da sottolineare, aveva già formulato richiesta di archiviazione alla quale la persona offesa aveva fatto opposizione. A seguito dell’udienza camerale tenutasi il 19.12.2018 innanzi al GIP del Tribunale di Milano, è arrivata oggi l’ordinanza di archiviazione che chiude definitivamente la questione.
Soddisfatto il difensore di fiducia dell’Onorevole Speranza, l’avvocato Danilo Leva, il quale sottolinea “come il GIP abbia accolto pienamente le tesi difensive secondo le quali le affermazioni di Roberto Speranza non fossero assolutamente lesive della reputazione di Matteo Salvini in quanto non possono essere ritenute false e rientrano a pieno titolo nell’ambito dell’esercizio del diritto di critica politica ampiamente tutelato dalla nostra Costituzione”.
“È singolare che Matteo Salvini, una volta nominato Ministro degli Interni, non abbia ritenuto opportuno ritirare la querela nei confronti di un deputato di opposizione. Comunque l’archiviazione ristabilisce la verità – dichiara l’onorevole Roberto Speranza commentando l’ordinanza di oggi. “Resta aperto un quesito paradossale: il Matteo Salvini che fugge dai processi è lo stesso che ha provato a portarmi in giudizio?”
Fonte: huffingtonpost.it