Mafia Capitale, nell’intercettazione manca lettera: cade un’accusa per Ozzimo
L’ex assessore comunale alla Casa era accusato di corruzione per asservimento della funzione. In una intercettazione Salvatore Buzzi aveva detto: “Gli unici seri lì che n’pigliano soldi so’ Ozzimo”, ma nella trascrizione mancava la ‘n’. L’accusa ha comunque chiesto due anni e due mesi di carcere per la corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio
Una “n” di meno era costata un’accusa per corruzione per asservimento della funzione a Daniele Ozzimo, esponente Pd che si era dimesso da assessore alla Casa di Roma a dicembre 2014 perché indagato nell’inchiesta Mafia Capitale e finito ai domiciliari lo scorso giugno.
I legali, Danilo Leva e Luca Petrucci, sono riusciti a far cadere l’accusa – come scrive Il Tempo – chiedendo che venisse riascoltata, nel corso dell’udienza davanti al giudice per l’udienza preliminare, un’intercettazione dell’ex ra delle cooperative rosse cosiderato dagli inquirenti braccio operativo dell’organizzazione. “Gli unici seri lì che pigliano i soldi so’ Ozzimo”, aveva detto Salvatore Buzzi (29 luglio 2014). La conversazione era riportata nell’ordinanza di custodia cautelare alla base della seconda tranche dell’operazione avvenuta lo scorso giugno. Una frase però contraria con quanto dichiarato a verbale dallo stesso Buzzi nell’interrogatorio del 26 giugno scorso, quando ai pm dichiarò che “Ozzimo era l’unico del Pd che non prendeva i soldi, l’unico”. Riascoltando l’intercettazione si è data la giusta interpretazione alla frase:”Gli unici seri lì che n’pigliano soldi so’ Ozzimo”. Dopo il riascolto in aula, i pm Cascini, Ielo e Tescaroli hanno convenuto che fosse impossibile, nel dubbio, sollecitare una condanna per il reato specifico.